mercoledì 29 aprile 2015

“Indagini Uva, faremo ricorso a Strasburgo”

Alza sempre di più il tiro, la parte civile nel processo per la morte di Giuseppe Uva. Oggi l’avvocato Fabio Ambrosetti ha affermato l’intenzione di rivolgersi alla corte europea dei diritti umani di Strasburgo nel caso in cui il processo in corso a Varese (ed evidentemente i successivi gradi di giudizio) non dovessero riconoscere le mancanze di carabinieri e magistratura in questa vicenda 

Attacchi a carabinieri e procura
L’avvocato Ambrosetti, durante l’esame come testimone del tenente colonnello dei carabinieri Loris Baldassarre (che nel giugno 2007 non era ancora in servizio a Varese), gli ha chiesto se fosse a conoscenza della sentenza del 2003 con cui la corte suprema sanzionò la Gran Bretagna perché, nel caso della morte dell’avvocato Patrick Finucane, non vennero fatte indagini tempestive, effettive ed indipendenti. Ambrosetti, durante questi mesi, in aula, ma anche sui media, ha accusato più volte la procura di Varese di non aver fatto indagini tempestive, attaccando il pm Agostino Abate, ma anche polemizzando con l’operato del successivo pm, Felice Isnardi, e avendo altresì diversi scontri in aula con il terzo pm, la dottoressa Daniela Borgonovo.
Il punto però è questo: l’avvocato varesino è stato, in sostanza, polemico verso la scelta del pm Isnardi di delegare, nel 2014, le indagini suppletive per la morte di Giuseppe Uva ai carabinieri di Varese (gli indagati sono 2 carabinieri e 6 poliziotti). E’ partendo da questa circostanza, unita ai presunti ritardi della procura, che potrebbe prendere le mosse il ricorso a Bruxelles.
Battibecchi e accompagnamento coattivo
Detto questo, nell’udienza di oggi nulla è praticamente cambiato. Sono stati sentiti Tiziana Caccaro, un’amica di Uva che frequentava il portico sotto il Carrefour di viale Milano, abituale ritrovo di alcolisti, che non ha aggiunto molto rispetto a quanto si sapeva, così come il suo compagno, Stefano Pavanetto, a sua volta amico di Uva, e fonte primaria della storia che riguarda la presunta relazione della vittima con la moglie di un carabiniere.
L’uomo (indagato, in un altro processo, per aver falsificato l’atto di nascita di una bambina e sottoposto, da quel giudice, a perizia psichiatrica per accertare se sia capace di intendere e di volere) non si è nemmeno presentato spontaneamente a testimoniare, ma è stato portato in aula, con un accompagnamento coattivo, da parte degli stessi carabinieri.
Pavanetto ha detto di aver visto, insieme alla sua ex compagna, il corpo di Uva all’obitorio e di aver concluso che era stato picchiato perchè ha notato che aveva delle macchie blu sul corpo. Il testimone riluttante, successivamente, ha affermato che Uva gli disse di aver avuto una relazione con la moglie di un carabiniere, negli anni 2004 e 2005, ma non seppe mai né chi era, né di chi fosse parente.
Infine, come praticamente a ogni udienza, l’avvocato di parte civile di Lucia Uva e delle sorelle, Fabio Ambrosetti, si è molto inalberato per le contestazioni degli avvocati della difesa e ha battibeccato con i legali Luca Marsico, Duilio Mancini e Fabio Schembri. Mancava in aula l’avvocato Piero Porciani, che usualmente alle proteste di Ambrosetti risponde provocatoriamente “ha parlato il professore”. Forse anche per questo l’udienza è stata meno tesa. Si riparte il 5 giugno.